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Come deframmentare

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Anche se ti sei avvicinato da poco al mondo dei computer, avrai sicuramente sentito parlare spesso di deframmentazione. Trattasi di un’operazione di routine che va compiuta sui PC equipaggiati con il sistema operativo Windows, la quale permette di “riordinare” i file sul disco fisso riducendone i tempi di apertura dopo che, con il susseguirsi delle modifiche, questi tendono a frammentarsi occupando punti dell’hard disk distanti fra loro.

Facile a dirsi, ma a farsi? Come deframmentare un disco fisso per chi non è un grande esperto in fatto di informatica? Tranquillo, anche se a primo acchito può sembrare una procedura delicata o particolarmente difficile, posso assicurarti che in realtà non è così, è una di quelle operazioni che possono compiere tutti senza avere il timore di combinare pasticci con il PC.

Mondo Windows a parte, la deframmentazione può poi essere eseguita anche su Mac, ma, come vedremo insieme in questa guida, torna utile solo in alcuni casi particolari. Per saperne di più, prosegui pure nella lettura, trovi spiegato tutto in dettaglio propri qui sotto. Buon “lavoro”!

Indice

Informazioni preliminari

Prima di spiegarti, in dettaglio, come deframmentare il disco rigido del tuo computer, mi sembra doveroso fare alcune precisazioni a riguardo.

Patiamo da un presupposto fondamentale: non esiste una regola fissa per effettuare la deframmentazione. La cosa dipende, essenzialmente, da tutta una serie di variabili, quelle che trovi riportate qui sotto.

  • Tipologia di disco – gli hard disk meccanici necessitano della deframmentazione, mentre le unità SSD/Flash no, anzi, in tal caso, può essere addirittura dannosa.
  • Tipologia di file system – file system di vecchio corso, come il FAT32 o l’NTFS sono particolarmente soggetti alla frammentazione dei file, di conseguenza gli hard disk su cui vengono impiegati necessitano di una procedura di deframmentazione piuttosto frequente. File system quali HFS+, APFS e EXT3/EXT4 vengono impiegati, invece, da macOS e Linux e sono meno soggetti alla frammentazione, per cui non richiedono la deframmentazione, salvo circostanze particolari.
  • Utilizzo del disco – un disco diventa frammentato, e quindi necessita di deframmentazione, soprattutto quando vengono spostati file di grandi dimensioni. Per cui, chi, per un motivo o per un altro, si ritrova spesso a spostare file assai “corposi” andrà inevitabilmente incontro a questo tipo di situazione con maggiore frequenza rispetto a chi, invece, compie in maniera minore operazioni di questo tipo.

Un’altra cosa che ci tengo a precisare è che il fatto che per le unità SSD (e per quelle ibride) ci si può affidare al sistema di ottimizzazione denominato TRIM. Si tratta di una tecnologia che permette di eliminare i blocchi non più utilizzati sugli SSD e ne mantiene le prestazioni ai massimi livelli. Le versioni più recenti di Windows supportano il TRIM di default, mentre macOS lo supporta per impostazione predefinita solo per i dischi originali Apple.

Come deframmentare il PC

Se vuoi imparare come deframmentare il PC, agendo sul disco rigido interno e sugli hard disk esterni, siano essi meccanici o a stato solido, puoi dormire sonni tranquilli. Su tutti i suoi sistemi operativi più recenti, infatti, Microsoft ha introdotto una funzione di deframmentazione automatica che provvede ad ottimizzare la posizione dei file sul disco senza che l’utente se ne accorga o debba muovere un dito, nei momenti di inattività del computer.

Ad ogni modo, è comunque possibile eseguire la deframmentazione “a comando”, qualora fosse necessario. Vediamo, dunque, com fare per verificare che tale funzione risulti effettivamente abilitata, come sfruttarla all’occorrenza e come intervenire sulle relative impostazioni andando ad agire su Windows 10, 8.1/8, 7 e Vista.

Windows 10 e 8.1/8

Se stai usando un PC equipaggiato con Windows 1o o Windows 8.1/8 e desideri accertarti che la funzione per la deframmentazione automatica risulti abilitata (e dovrebbe esserlo, a meno che qualcuno non l’abbia disattivata intenzionalmente), clicca sul pulsante Start (quello con la bandierina di Windows) che si trova sulla barra delle applicazioni, digita il termine deframmentazione nel campo per la ricerca veloce e clicca sulla voce Deframmenta e ottimizza unità che compare tra i risultati pertinenti.

Nella finestra che a questo punto andrà ad aprirsi sul desktop vedrai comparirà l’elenco degli hard disk (meccanici e SSD) e delle partizioni presenti nel computer. Se in corrispondenza della sezione Ottimizzazione pianificata è presente la dicitura Attivata, allora l’utility di deframmentazione di Windows sta monitorando tutti i dischi e li sta ottimizzando in maniera automatica quando necessario.

Se vuoi cambiare il giorno e la data in cui Windows deve eseguire la pianificazione, non devi far altro che cliccare sul pulsante Modifica impostazioni (in basso a destra) e impostare, dall’ulteriore finestra che compare, la frequenza attraverso il relativo menu a tendina.

Sempre dalla medesima finestra, puoi altresì escludere un’unità dalla deframmentazione automatica, pigiando sul pulsante Scegli e deselezionando le unità da ottimizzare automaticamente, e scegliere se ottimizzare automaticamente o meno le nuove unità che vengono collegate al PC, lasciando o rimuovendo la spunta dalla voce apposita.

Se, invece, desideri effettuare la deframmentazione al momento, torna nella finestra principale dell’utility per la deframmentazione dei dischi, seleziona l’unità di riferimento dall’elenco posto al centro della finestra e fai clic sul pulsante Ottimizza in basso a destra. La durata della procedura dipende, come intuibile, dalla capienza del disco e dal suo grado di frammentazione.

Se prima di dare il via alla procedura di deframmentazione del disco desideri verificare il suo stato e scoprire se ha effettivamente bisogno della deframmentazione, seleziona l’unità di tuo interesse dall’elenco al centro della finestra e fai clic sul pulsante Analizza. Successivamente, nella colonna Stato corrente (sempre al centro della finestra), compariranno delle informazioni aggiornate relative allo stato del disco.

Nel caso specifico delle unità SSD, non serve effettuare la deframmentazione, come anticipato nel passo a inizio guida, ma può essere utile il TRIM. Anche quest’ultimo, dovrebbe essere attivo di default su tutte le versioni più recenti di Windows, ma puoi verificare il suo funzionamento dal Prompt dei comandi.

Per cui, richiama quest’ultimo digitando prompt dei comandi nel campo di ricerca annesso al menu Start, dopodiché fai clic destro sul risultato pertinente, seleziona le voci Altro > Esegui come amministratore dal menu che si apre e pigia sul pulsante Si nella finestra che si apre sul desktop. Una volta visualizzata la finestra del Prompt dei comandi sul desktop, impartisci il comando fsutil behavior query DisableDeleteNotify e schiaccia il tasto Invio sulla tastiera.

Se il comando restituisce la stringa NTFS DisableDeleteNotify = 0 significa che il TRIM è attivato, mentre se restituisce la stringa NTFS DisableDeleteNotify = 1, significa che il TRIM non è abilitato.

Nel secondo caso, per attivare il TRIM, impartisci il comando fsutil behavior set DisableDeleteNotify 0 e schiaccia il tasto Invio. Prima, però, verifica che la tua unità SSD supporti la suddetta tecnologia (basta una semplice ricerca su Google) e provvedi ad effettuare un backup a scopo preventivo dei dati presenti sul PC, come ti ho spiegato nel mio tutorial sull’argomento.

Windows 7 e Vista

Se sul tuo PC risulta installato Windows 7 oppure Windows Vista, per verificare se la funzione per la deframmentazione del disco risulta abilitata fa’ così: clicca sul pulsante Start (quello con la bandierina di Windows) che si trova sulla taskbar, digita il termine deframmentazione nel campo per la ricerca veloce e clicca sulla voce Utilità di deframmentazione dischi.

Una volta fatto ciò, vedrai aprirsi una finestra sul desktop con all’interno con l’elenco degli hard disk e delle partizioni presenti nel computer. Se nella parte in alto della finestra in questione è presente anche la dicitura Deframmentazione pianificata attivata, allora l’utility di deframmentazione di Windows sta monitorando e ottimizzando i dischi in modo automatico.

Se lo ritieni opportuno, puoi cambiare il giorno e la data in cui Windows deve eseguire la pianificazione. Per riuscirci, pigia sul pulsante Configura pianificazione e imposta frequenza, giorno e ora della deframmentazione automatica attraverso gli appositi menu a tendina.

Se lo ritieni opportuno, puoi comunque effettuare la deframmentazione istantanea del disco selezionando il disco di riferimento dall’elenco al centro e pigiando sul pulsante Deframmenta disco (in basso a destra). Se, invece, vuoi prima eseguire l’analisi del disco, pigia sul bottone Analizza disco. L’esito ti sarà mostrato in corrispondenza della colonna Stato, al centro della finestra.

Come deframmentare il Mac

Come deframmentare

Passiamo adesso al versante macOS e vediamo, dunque, come deframmentare il Mac. Come ti dicevo a inizio articolo, la deframmentazione, in tal caso, può essere eseguita ed è utile, ma solo in alcuni casi particolari, ovvero quando quando si utilizzando dischi meccanici e se si spostano di frequente file di grandi dimensioni.

Tenendo conto di quanto appena affermato, purtroppo macOS non include alcuna utility apposita per compiere l’operazione in oggetto. Di conseguenza, bisogna rivolgersi a risorse di terze parti. Personalmente ti consiglio iDefrag. In passato veniva distribuito come software a pagamento. Adesso, invece, in seguito alla decisione della società che si occupa dello sviluppo di chiudere i battenti, può essere scaricato e usato gratis.

Per scaricare la versione più recente di iDefrag, recati sul sito del programma e clicca sul primo pulsante iDefrag x.x.x situato in basso relativo alla versione di macOS in uso sul tuo computer. Pigia poi sulla voce (license) sottostante per scaricare la chiave d’attivazione del prodotto.

A download ultimato, apri il pacchetto .dmg ricavato, fai doppio clic sull’icona del programma e, mediante la finestra che compare sulla scrivania, trascina l’icona di iDefrag nella cartella Applicazioni di macOS, dopodiché facci clic destro sopra e seleziona la voce Apri dal menu che compare, in modo tale da avviare il software andando però ad aggirare le limitazioni imposte da Apple verso gli sviluppatori non certificati (operazione che va eseguita solo al primo avvio).

Adesso, clicca sul pulsante Next nella finestra che si apre, poi su quello I accept e porta a termine la procedura guidata di registrazione del programma, scegliendo l’opzione per selezionare la chiave di licenza scaricata in precedenza, pigiando ancora sul bottone Next, prelevando il file in questione e, per concludere, premendo sui bottoni Next e Done.

Ora che visualizzi la finestra del software sulla scrivania, digita la password del tuo account utente su macOS, seleziona il nome del disco da deframmentare dalla barra laterale di destra (se non è visibile, pigia sul pulsante Volumes in alto a sinistra) e attendi che venga effettuata un’analisi dello stato dell’hard disk.

Ad operazione completata, se vuoi deframmentare il disco, seleziona il tipo di ottimizzazione da applicare dal menu a tendina collocato in alto a sinistra, pigia sul pulsante Go (in alto a destra) e attendi che la procedura giunga alla fine. La durata dipende dalla capienza del disco e dal grado di frammentazione.

Se hai un Mac equipaggiato con un SSD o un Fusion Drive, come detto nel passo a inizio guida, macOS gestisce in maniera ottimale il disco e tiene il TRIM abilitato. Detta in altri termini: non devi fare nulla per ottimizzare i file sul disco.

Se invece utilizzi un SSD di terze parti, ti tocca abilitare il TRIM manualmente, impartendo un comando ad hoc dal Terminale, che però è disponibile solo su macOS 10.10.4 e versioni successive. Per cui, richiama il Terminale facendo clic sulla relativa icona (quella con la finestra e la riga di codice) che trovi nella cartella Utility del Launchpad oppure aprilo mediante Spotlight, Siri o dalla cartella Applicazioni > Altro di macOS.

Una volta visualizzata la finestra del Terminale sulla scrivania, digita il comando sudo trimforce enable, schiaccia il tasto Invio sulla tastiera e digita la password del tuo account utente su macOS. In seguito, schiaccia il tasto y (sempre sulla tastiera) in risposta all’avviso che compare sullo schermo e attendi il riavvio del computer.

Prima di procedere con l’attivazione del TRIM, ti suggerisco di controllare la compatibilità del tuo disco con la suddetta tecnologia (è sufficiente fare qualche ricerca su Google) e di eseguire un backup a scopo preventivo dei dati su di esso presenti, seguendo le istruzioni sul da farsi che ti ho fornito nella mia guida sull’argomento.

Come deframmentare una chiavetta

Foto di una chiavetta USB

Molti lettori mi chiedono spesso se possa essere altresì utile deframmentare una chiavetta USB e/o altri supporti esterni diversi dagli hard disk. La risposta, se interessa anche a te, è no, nella maniera più assoluta! La deframmentazione, come hai avuto modo di scoprire tu stesso nelle righe precedenti, ha senso solo su supporti in cui ci sia una testina che si deve spostare per leggere/scrivere dati perché più questi sono vicini, meno tempo impiega a farlo e meno si usura nel movimento.

Di conseguenza, la deframmentazione su una chiavetta USB risulta tutt’altro che benefica. Le pendrive, infatti, supportano un numero limitato di clici di scrittura ed eseguendo la deframmentazione si va inevitabilmente ad imporre al dispositivo tanti cicli di lettura e scrittura inutili che potrebbero addirittura influire in negativo sul corretto funzionamento dello stesso.

Come deframmentare Android

Un’altra domanda che spesso mi viene posta è: può essere utile deframmentare Android? Similmente al discorso fatto nel passo precedente per le chiavette USB, deframmentare la memoria degli smartphone e dei tablet basati sulla piattaforma mobile in questione non solo è inutile ma può risultare addirittura dannoso.

Questo perché i device mobile sono dotati di memorie Flash che hanno un tempo di accesso uguale per tutti i file e ordinano questi ultimi in automatico, diversamente da quanto avviene con gli hard disk, come visto nel caso del PC e del Mac,. Inoltre, propio come le pendrive, questi drive hanno dei cicli di scrittura limitati ed effettuarne la deframmentazione non farebbe altro che andare a gravare in negativo sulla “vita” del dispositivo. Se vuoi approfondire il discorso, ti rimando alla lettura del mio tutorial sull’argomento.

Salvatore Aranzulla

Autore

Salvatore Aranzulla

Salvatore Aranzulla è il blogger e divulgatore informatico più letto in Italia. Noto per aver scoperto delle vulnerabilità nei siti di Google e Microsoft. Collabora con riviste di informatica e cura la rubrica tecnologica del quotidiano Il Messaggero. È il fondatore di Aranzulla.it, uno dei trenta siti più visitati d'Italia, nel quale risponde con semplicità a migliaia di dubbi di tipo informatico. Ha pubblicato per Mondadori e Mondadori Informatica.