Come ottenere i permessi di root
I sistemi operativi che utilizziamo quotidianamente sui nostri computer e sui nostri dispositivi portatili sono dotati di misure di sicurezza che ci impediscono di effettuare modifiche troppo “profonde”, che potrebbero comprometterne la stabilità. Ottenere i permessi di root significa autenticarsi nel sistema con privilegi elevati, in modo da bypassare queste restrizioni e modificare liberamente anche quelle impostazioni che normalmente risultano inaccessibili: una misura che può rivelarsi rischiosa ma che, soprattutto nel mondo mobile, risulta indispensabile se si vogliono utilizzare determinati software o sbloccare determinate funzioni.
Qualche esempio pratico? Effettuando il root su Android si possono regolare i parametri di alcuni componenti hardware, come il processore, per aumentare le performance del dispositivo o aumentarne l’autonomia della batteria; negli anni numerosi utenti hanno potuto personalizzare iOS/iPadOS in maniera molto più profonda rispetto a quanto possibile normalmente facendo il jailbreak su iPhone o iPad, mentre autenticandosi come root su Windows, macOS o Linux diventa possibile modificare alcuni file di sistema che di norma risultano “intoccabili”.
Voglio sottolineare fin da subito che quella in oggetto è un’operazione altamente rischiosa per la stabilità del sistema se non si è perfettamente a conoscenza di cosa si sta facendo, qualunque sistema operativo si stia utilizzando. Anche se in qualche caso è una pratica che può tornare utile, va messa in atto solo se si sa bene dove si stanno mettendo le mani. Siamo intesi? Bene, allora se vuoi saperne di più, continua a leggere: qui sotto trovi le istruzioni per comprendere come ottenere i permessi di root su tutte le principali piattaforme del mondo desktop e mobile. Buona lettura!
Indice
- Come ottenere i permessi di root su Android
- Come ottenere i permessi di root su iPhone e iPad
- Come ottenere i permessi di root su computer
Come ottenere i permessi di root su Android

Ottenere i permessi di root su Android può sbloccare numerose opzioni di personalizzazione e uso del sistema operativo di Google, in quanto si occupa di rendere disponibili aree per cui normalmente viene inibita la modifica da parte di applicazioni di terze parti.
Tuttavia, il successo di questa operazione è tutt’altro che garantita perché negli ultimi anni molti produttori di smartphone o tablet (es. Samsung) applicano delle restrizioni in tal senso che potrebbero rendere impossibili tali manipolazioni. Dunque, su molti dispositivi è di fatto impossibile sbloccare i permessi di root. In molti casi, anche se l’operazione riesce, potrebbero verificarsi problemi con l’utilizzo di alcune applicazioni, tra cui le app bancarie.
Gli step necessari per provare questa impresa variano profondamente in base al produttore del dispositivo, al modello dello stesso ma, soprattutto, all’esatta versione di Android presente su quest’ultimo. Tendenzialmente, quanto più il modello è datato, tanto più è possibile il root, ma non esiste un “sistema di sblocco” adatto a tutti i device: i passaggi vanno riadattati in base alle condizioni in cui ci si trova. Ad ogni modo, ecco la procedura che generalmente occorre seguire per abilitare l’accesso come utente root sul sistema operativo Android.
- Scaricare i programmi necessari – per poter sbloccare i permessi di root è necessario scaricare i driver per permettere la connessione tra dispositivo e computer (sì, è necessario anche un PC), le utility ADB e Fastboot tramite cui si devono impartire dei comandi ben precisi, l’app Magisk che è quella che si occupa dell’operazione di sblocco dei permessi di root e una recovery personalizzata come la TWRP, la quale serve per trasferire l’applicazione per il root sul dispositivo. Per ottenere tutto ciò che ti serve rapidamente, puoi fare riferimento alla mia guida sui programmi per avere i permessi di root.
- Effettuare un backup del dispositivo – lo sblocco dei permessi di root passa necessariamente per lo sblocco del bootloader: questa operazione comporta la cancellazione di tutti i dati presenti sulla memoria del dispositivo, dunque è fondamentale, se ci sono dati personali e dati importanti, effettuare un backup per non perderli. Per riuscirci, puoi seguire la mia guida su come fare il backup su Android, mentre se hai uno smartphone o tablet Samsung e vuoi qualcosa di più specifico, puoi fare riferimento alla mia guida su come fare il backup su Samsung.
- Sbloccare il bootloader – il bootloader è un piccolo software che carica il sistema operativo nella memoria RAM quando uno smartphone o un tablet vengono accesi. Il suo sblocco è essenziale per poter eseguire un sistema operativo modificato o differente rispetto a quello preinstallato, come ad esempio una custom recovery. La procedura per sbloccare il bootloader varia a seconda del dispositivo. Su alcuni dispositivi, bisogna accedere alle opzioni di sviluppo (per maggiori informazioni segui la mia guida su come attivare il debug USB), attivare l’interruttore alla voce riguardante lo sblocco OEM, avviare la modalità fastboot e inserire il comando
fastboot flashing unlockoppure l’istruzionefastboot oem unlock. Su altri modelli, come ad esempio alcuni Xiaomi, è possibile sbloccare il bootloader utilizzando un apposito software come quello reperibile da questa pagina. Per ottenere indicazioni precise per un singolo modello di smartphone o tablet, cerca su Google frasi come sblocco bootloader [marca e modello device]. - Installare la recovery personalizzata – una custom recovery è un software “esterno” ad Android che consente di sbloccare nuove opzioni di personalizzazione e funzionalità per quest’ultimo. Con la custom recovery è possibile effettuare il flashing per aggiungere funzionalità o sostituire il sistema operativo, il wiping (ossia la cancellazione di tutti i dati) e il ripartizionamento della memoria. Per installare la custom recovery si usa solitamente l’utility fastboot a seguito dello sblocco del bootloader, usando il comando
fastboot flash boot_a recovery.img. - Flashare l’APK con l’accesso root – dopo aver installato la custom recovery, bisogna collegare lo smartphone o il tablet al computer e attivare la scrittura nella sua memoria tramite l’opzione per montare presente nella recovery. A questo punto, bisogna trasferire sul dispositivo il file .zip nel quale è presente l’applicazione da utilizzare per attivare i permessi di root, come ad esempio Magisk, dopodiché installare quest’app. Su molti dispositivi Samsung, è possibile utilizzare il programma Odin che può flashare app e ROM sul dispositivo senza passare per l’uso di una custom recovery.
Come ti ho già accennato, l’abilitazione dei permessi di root può comportare problemi su Android. Tra questi il malfunzionamento di alcune applicazioni (o del sistema operativo stesso) come le app di home banking, dei servizi di streaming e dei pagamenti contactless, e anche rischi di sicurezza, dato che installare app con privilegi così elevati può aumentare il rischio di virus e malware di vario tipo.
Considera inoltre che siccome le operazioni da eseguire sono molteplici e non poco complesse, è facile incorrere in un errore che possa mettere a repentaglio il corretto funzionamento del dispositivo.
Se nonostante i suddetti rischi vuoi comunque procedere con lo sblocco dei privilegi di root sul tuo dispositivo e desideri approfondire la questione per evitare errori, puoi consultare la mia guida dedicata su come effettuare il root su Android, contenente anche i passaggi nel dettaglio in un esempio pratico.
Come ottenere i permessi di root senza PC

Hai dato un’occhiata alla procedura che ti ho spiegato nelle righe precedenti ma l’hai valutata troppo complicata per le tue competenze o semplicemente non disponi di un computer su cui metterla in pratica? Vorresti ottenere permessi di root senza PC nel giro di pochi tocchi e con un’app dedicata?
Purtroppo se questo è il tuo intento devo darti una brutta notizia: sebbene sul Web si possano trovare applicazioni di questo genere, esse non sono disponibili sugli store accreditati per Android (ad es. il Play Store di Google o AppGallery di Huawei). Oltre al fatto che potrebbero funzionare correttamente su un numero molto limitato di dispositivi, queste applicazioni vengono rese disponibili su market alternativi la cui affidabilità e sicurezza non è garantita.
Per questo motivo, ti consiglio di evitare questo tipo di strada e optare per la procedura effettuabile da PC con gli strumenti più gettonati e sicuri. C’è un’unica eccezione ed è rappresentata da app come Magisk Manager che possono essere usate per flashare il file dell’app per sbloccare i permessi di root su Android. Tuttavia queste applicazioni si possono utilizzare solo dopo aver sbloccato il bootloader e installato una custom recovery mediante il computer.
Come ottenere i permessi di root su iPhone e iPad

La procedura che consente di ottenere i permessi più elevati equivalenti del root su iOS e iPadOS, ovvero i sistemi operativi di iPhone e iPad, prende il nome di jailbreak. Con il jailbreak, è possibile ottenere l’accesso ad aree solitamente “proibite” del sistema operativo, che consentono la personalizzazione avanzata della sua interfaccia e altre operazioni.
Tuttavia, il jailbreak di iOS e iPadOS è possibile solo in casi molto limitati. Gli utenti che hanno le possibilità maggiori sono quelli che hanno dispositivi più datati e non hanno installato una delle ultime versioni di iOS/iPadOS.
Si può effettuare un jailbreak completo fino a iOS 16 e iPadOS 16, mentre oltre questa versione sono disponibili solo alcune soluzioni parziali che però non garantiscono i classici privilegi da utente root. Per effettuare il jailbreak su vecchi iPhone/iPad con iOS/iPadOS 16 e versioni precedenti, è necessario un computer Windows o un Mac su cui installare un software chiamato AltServer, grazie al quale si può installare l’app che sblocca i permessi elevati che si chiama unc0ver.
La procedura di jailbreak non è però esente da conseguenze negative: a seguito della procedura di sblocco, il device potrebbe essere esposto a notevoli rischi di sicurezza, che includono l’installazione di malware e software nocivi (a seguito del jailbreak, infatti, è possibile eseguire app non certificate e dunque potenzialmente infette). Inoltre, per motivi strettamente legati al copyright, il jailbreak potrebbe inibire l’esecuzione di alcune app, come per esempio quella di Sky Go.
Alla luce di ciò, giacché iOS e iPadOS sono sistemi operativi ricchi di funzionalità native, nonché molto più personalizzabili rispetto al passato, ti sconsiglio di percorrere questa strada; tuttavia, se sei comunque intenzionato a procedere, ti tornerà certamente comoda la mia guida su come effettuare il jailbreak dell’iPhone, nella quale ti ho spiegato tutto con dovizia di particolari (la procedura è applicabile anche a iPad).
Tieni presente che anche in questo caso, la procedura da seguire varia in base alla versione del sistema operativo installata sul dispositivo da sbloccare, dunque oltre a non includere le ultime versioni può richiedere l’uso di soluzioni software differenti in base alla versione di iOS/iPadOS installata.
Se cerchi solo un modo per caricare app da store diversi da quello ufficiale di Apple, puoi rivolgerti ad AltStore o app come SideStore.
Come ottenere i permessi di root su computer
Hai bisogno di ottenere un accesso illimitato a tutte le parti del sistema operativo installato sul tuo computer, bypassare eventuali restrizioni e utilizzare tutti i comandi più potenti contemplabili su un PC? Allora lascia che ti spieghi come ottenere i permessi di root anche su Windows, macOS e Linux.
Windows

Se hai un PC Windows, puoi ottenere i privilegi più elevati in due modi, in base all’utilizzo che devi fare del tuo computer. Se il tuo obiettivo è ottenere i privilegi amministrativi sul Prompt dei comandi, ciò che devi fare è attivare il comando sudo.
Per farlo, fai clic destro sul pulsante Start (l’icona di Windows con quattro quadrati posizionata nella parte sinistra della barra delle applicazioni) e premi su Impostazioni. Nella barra laterale a sinistra, clicca su Sistema e poi premi su Avanzate. Attiva, ora, l’interruttore posizionato accanto alla voce Abilita sudo, quindi premi su Sì per confermare. Ricordati di usare tale comando con parsimonia, perché potrebbe esporre il PC e i dati personali a rischi per la sicurezza o danneggiare il dispositivo.
Una volta attivato sudo, per usarlo clicca sulla barra di ricerca di Windows e digita “cmd”, dunque apri il risultato Prompt dei comandi. A questo punto, digita il comando che desideri utilizzare, preceduto da sudo, per eseguirlo con i permessi di root.
Per ottenere l’accesso con privilegi elevati su Windows ed evitare la comparsa dei vari messaggi e avvisi di sicurezza durante l’esecuzione di azioni “delicate”, invece, bisogna attivare l’account Administrator, mediante l’apposita funzionalità nel sistema operativo di casa Microsoft.
Per riuscirci, fai clic destro sul pulsante Start (quello con la bandierina di Windows collocato in basso a sinistra), seleziona la voce Terminale (Admin) dal menu che compare e premi sul bottone Sì, in modo da aprire una finestra di PowerShell con privilegi elevati.
Successivamente, impartisci all’interno della finestra che si è aperta il comando net user administrator active: yes e dai Invio: la comparsa della frase sull’operazione riuscita denota l’effettiva attivazione dell’account Administrator.
Personalmente, ti consiglio inoltre di proteggere il profilo appena attivato con una password, poiché questa tipologia di account offre accesso pressoché illimitato a tutte le parti del sistema operativo e nasconde tutti gli avvisi di sicurezza: sempre all’interno della finestra di PowerShell, digita il comando net user administrator NuovaPassword e premi il tasto Invio della tastiera, sostituendo a NuovaPassword la chiave d’accesso che intendi usare per l’account Administrator. Maggiori info qui.
Nota: ti ricordo che è possibile eseguire qualsiasi programma in modalità Amministratore, anche senza necessariamente attivare il profilo dai privilegi più elevati. Per riuscirci, fai clic destro sull’icona del programma di proprio interesse, scegli la voce Esegui come amministratore dal menu contestuale proposto e premi il pulsante Sì, annesso al messaggio d’avviso che compare in seguito. Per impostare l’esecuzione di un programma sempre come amministratore in modo predefinito, clicca con il tasto destro sull’icona del programma, premi su Proprietà, seleziona la scheda Compatibilità in alto, apponi la spunta alla voce Esegui questo programma come amministratore e poi fai clic su OK.
macOS

Anche su macOS, esattamente come su Windows, l’accesso con privilegi pressoché illimitati è disabilitato per motivi di sicurezza, seppur pienamente supportato dal sistema operativo.
Tuttavia, è possibile abilitare questa opzione in pochi minuti: per prima cosa, clicca sull’icona di ingrandimento presente sulla destra della barra in alto per aprire Spotlight, poi digita “Directory” nella barra di testo che si apre e clicca sul risultato Utility Directory. Ora, fai clic sull’icona del lucchetto posizionato in basso a sinistra, inserisci la password del tuo Mac e premi su Modifica configurazione.
A questo punto, fai clic su Modifica e premi su Abilita utente root, dopodiché inserisci una nuova password per l’utente root nell’apposito campo di testo, inseriscila nuovamente per confermarla nel campo di testo sottostante e fai clic su OK.

Da questo momento in poi, dalla schermata di accesso del tuo macOS potrai accedere all’utente root cliccando sul tuo nome utente e poi sulla voce Altro…, dopodiché inserendo “root” nel campo Nome, la password impostata nel campo Inserisci password, e premendo il tasto Invio sulla tastiera.
Qualora avessi impostato il Mac per l’accesso automatico al tuo utente, puoi visualizzare la schermata di login cliccando sul menu Apple (il simbolo della mela morsicata collocato nell’angolo superiore sinistro dello schermo) e selezionando la voce Esegui il logout da [nome].
Linux

Anche nel caso di Linux, lo sblocco dei permessi di root fornisce accesso pressoché incontrollato a qualsiasi parte del sistema operativo e consente di operare su tutti i file, anche quelli più delicati: quindi, ti invito a usare questa modalità d’azione soltanto se sai perfettamente ciò che stai per fare, per non compromettere il corretto funzionamento della distribuzione che stai usando.
Se ti serve avere l’accesso root direttamente dal Terminale, tutto ciò che devi fare è digitare sudo prima di un qualsiasi comando, dunque premere il tasto Invio e inserire la password amministrativa del computer, se richiesto. Per impartire più comandi in sequenza dalla stessa scheda del Terminale, puoi usare invece il comando sudo -s, premere il tasto Invio della tastiera e, quando richiesto, digitare la password del tuo account utente. Quando hai finito, non dimenticare di terminare la shell con accesso root, impartendo il comando exit.
Se desideri avviare l’interfaccia grafica di Linux con accesso root, l’operazione da effettuare è un po’ più complessa. I passaggi da compiere sono diversi in base all’ambiente desktop e al display manager presente sulla distro Linux che si sta utilizzando. Ti faccio un esempio valido per le ultime versioni di Ubuntu (come la 25.10) con desktop GNOME e display manager GDM.

Innanzitutto, apri il Terminale premendo la combinazione di tasti Ctrl+Alt+T e imposta una password per l’account root di sistema digitando il comando sudo passwd root, premendo il tasto Invio da tastiera e, quando richiesto, immettendo la chiave di sicurezza da usare per l’accesso root, per due volte consecutive, ricordando di dare Invio ogni volta.
A questo punto, digita il comando sudo passwd -u root, premi il tasto Invio della tastiera e, se richiesto, digita la password dell’utente con cui sei loggato e dai nuovamente Invio: a partire da questo momento, l’account root è attivo sul sistema operativo e può essere impostato come account di login.
Ora, devi abilitare l’utente root come opzione di accesso su Ubuntu: per farlo, digita il comando sudo gedit /etc/gdm3/custom.conf e dai Invio, in modo da aprire in modalità di modifica il file di configurazione del display manager di Ubuntu. Se richiesto, inserisci la password dell’account con il quale sei loggato e dai ancora Invio.
Adesso, individua, all’interno della finestra di gedit che si è aperta sulla scrivania, la dicitura [security], vai accapo e incolla la stringa # AllowRoot = true sulla nuova linea; fatto ciò, clicca sul pulsante Salva in alto, in modo da salvare le modifiche apportate e chiudi gedit.
A questo punto, apri in modifica anche il file delle impostazioni di sicurezza di GDM digitando nel Terminale il comando sudo gedit /etc/pam.d/gdm-password: individua la stringa auth required pam_succeed_if.so user != root quiet success, aggiungi il simbolo # all’inizio della stessa e salva il file, per ottenere qualcosa del genere.
#%PAM-1.0
auth requisite pam_nologin.so
#auth required pam_succeed_if.so user != root quiet_success
Ci siamo quasi: sempre tramite il Terminale, apri in modifica il file relativo alle impostazioni del profilo dell’utente root, digitando il comando sudo gedit /root/.profile, quindi individua la dicitura mesg n || true (oppure mesg n 2> /dev/null || true su Ubuntu 21.04) e falla diventare tty — s && mesg n || true (oppure tty -s && mesg n 2> /dev/null || true su Ubuntu 21.04).
Infine, salva il file, riavvia il computer e attendi che ti venga mostrata la schermata di login di Ubuntu: per effettuare l’accesso root, clicca prima sulla voce Non elencato?, digita in seguito la parola root all’interno del campo Nome utente, dai Invio e completa il login inserendo la password di root specificata in precedenza.
Nota: se Ubuntu è impostato per l’accesso automatico, puoi accedere all’account con privilegi di root solo se prima ti disconnetti dall’utente corrente. Per farlo, premi sul pulsante di spegnimento e seleziona le voci Spegni/Termina sessione e Termina sessione. Per maggiori approfondimenti, segui la mia guida su come loggarsi come root su Ubuntu.

Autore
Salvatore Aranzulla
Salvatore Aranzulla è il blogger e divulgatore informatico più letto in Italia. Noto per aver scoperto delle vulnerabilità nei siti di Google e Microsoft. Collabora con riviste di informatica e cura la rubrica tecnologica del quotidiano Il Messaggero. È il fondatore di Aranzulla.it, uno dei trenta siti più visitati d'Italia, nel quale risponde con semplicità a migliaia di dubbi di tipo informatico. Ha pubblicato per Mondadori e Mondadori Informatica.
