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Come funziona un server

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Anche questa mattina, appena ti sei svegliato, lo sguardo ti è caduto sul computer fisso che non usi più da tempo e che è lì, in un angolo della tua camera a prendere polvere. Sono giorni che ti frulla in mente l’idea di trasformarlo in un server, ma è un mondo che non conosci molto bene.

Oppure, in tempo di smart working, stai cominciando a produrre una gran quantità di file e il tuo hard disk comincia a essere saturo. Avere una risorsa esterna sempre collegata su cui archiviare documenti, immagini e altri contenuti, sarebbe una soluzione al problema.

Qualsiasi sia il motivo, vorresti farti una cultura maggiore su come funziona un server e, dunque, vorresti sapere se posso aiutarti io dandoti una “infarinatura” generale sull’argomento. Le cose stanno così, dico bene? Allora non preoccuparti, se vuoi posso introdurti all’argomento spiegandoti cosa è un server, per cosa può essere usato e quali sono le principali tipologie di server, in modo da eventualmente scegliere quello più adatto alle tue esigenze e compatibile con le caratteristiche hardware del PC che possiedi. Ti fornirò poi tutte le “coordinate” del caso per approfondire la questione (che richiede molto studio, per essere approfondita come si deve). Buona lettura!

Indice

Informazioni preliminari

come funziona un server

Prima di entrare nel vivo di questa guida e di spiegarti, in maniera concreta, qual è il funzionamento alla base di alcune conosciutissime categorie di server, lascia che ti di qualche informazione in più sulla natura degli apparecchi di questo tipo.

Detto in parole semplici, un serverè un particolare computer le cui risorse sono messe a disposizione degli utenti per eseguire compiti di varia natura, in qualsiasi momento e senza interazione alcuna da parte di chi gestisce il server stesso, a favore di device “richiedenti” denominati client.

Per definizione, un server dovrebbe essere in grado di soddisfare più richieste contemporaneamente e, talvolta, di natura diversa; va da sé che, per ottenere un risultato di questo tipo, il computer dovrebbe essere quantomeno dotato di CPU, memoria RAM e dischi ad alte prestazioni, e strutturato in modo da poter eseguire aggiornamenti hardware, al bisogno.

Giacché la stragrande maggioranza dei server sono usati tramite Internet, è altresì richiesta la presenza di una connessione veloce; per quanto riguarda il sistema di collegamento, è preferibile affidarsi a una connessione diretta al router oppure allo switch di rete tramite un cavo Ethernet di categoria elevata.

Altro aspetto da tener presente è quello relativo alla sicurezza dei dati e all’affidabilità delle applicazioni installate sul server. E qui entrano in gioco i sistemi operativi: in ambito professionale, infatti, si tende quasi sempre a scegliere OS progettati appositamente per abbracciare funzioni da server, quali potrebbero essere alcune distribuzioni Linux (Debian, CentOS/ClearOS, Ubuntu Server e RHEL/Fedora, giusto per farti alcuni esempi), oppure il conosciutissimo — ed estremamente costoso — sistema operativo Windows Server.

In ambito professionale, i server si suddividono in due categorie: server fisici, che funzionano con l’ausilio di hardware reale configurato in modo opportuno; e server virtuali, il cui funzionamento si basa su macchine virtuali gestite da un hypervisor (termine tecnico per indicare un gestore di macchine virtuali), quest’ultimo esecuzione su un computer host a elevatissime prestazioni.

Per garantire il funzionamento ottimale di un server, ci si affida spesso a particolari meccanismi in grado di limitare al minimo il verificarsi di problemi che potrebbero metterne a rischio il funzionamento: alimentazione ridondata con gruppi di continuità per garantire la continuità del servizio, rack (ossia “blocchi” in grado di ospitare decine e decine di dischi) per garantire l’integrità e la ridondanza dei dati, backup continuativi e distribuiti per la pronta gestione dei disastri.

Inoltre, le macchine server difficilmente dispongono di schermi dedicati; esse vengono infatti gestite quasi interamente da remoto, o da altri client della rete locale, tramite software grafici per l’accesso al desktop (ove presente) oppure attraverso la linea di comando.

Chiaramente, se il tuo obiettivo è quello di realizzare un piccolo server casalingo destinato all’uso esclusivo da parte tua o di poche persone, il discorso fatto finora ha relativamente senso; devi infatti sapere che è possibile creare rapidamente server di varia natura, anche sfruttando sistemi operativi “casalinghi” (ad es. Windows 11, Ubuntu Desktop, Linux Mint e così via), senza necessariamente dover affrontare complesse configurazioni o affidarsi a hardware all’ultimo grido.

Tuttavia, anche la creazione di un server casalingo ha qualche requisito: in primo luogo, il servizio richiesto deve essere raggiungibile dall’esterno, ragion per cui si rivela quasi sempre necessario sbloccare le porte del router in uso dal programma/applicazione che “funge” da server; anche in questo frangente, sarebbe indicato collegare il computer al router tramite cavo LAN, così da evitare tutte quelle problematiche potenzialmente derivanti dall’uso del Wi-Fi.

Come funziona un server aziendale o domestico

Fatte tutte le doverose precisazioni del caso, è giunto il momento di entrare nel vivo dell’argomento e di spiegarti, in maniera concreta, come funzionano alcune categorie di server di comune impiego. Quando necessario, avrò altresì cura di indicarti le porte da sbloccare nel router, per poter accedere al tuo server casalingo anche dall’esterno.

Come funziona un server NAS

Come funziona un server

Iniziamo dai server NAS. Acronimo di Network Attached Storage, i dispositivi NAS sono pensati per condividere i file in rete tra più dispositivi, usando un protocollo comune fruibile da tutti (solitamente si utilizza SMB) e garantendo la sicurezza e l’integrità dei dati archiviati. Alla base del funzionamento di un server NAS dovrebbero figurare delle meccaniche atte a preservare le caratteristiche appena menzionate, che sono le seguenti.

  • Ridondanza dei dati: i dati archiviati sul server NAS vengono copiati e sincronizzati su più dischi contemporaneamente, così da restare inalterati in caso di malfunzionamento di un singolo drive.
  • Integrità dei dati: i dischi che compongono il server NAS vengono “uniti” in un singolo volume logico, in grado di gestire autonomamente la ridondanza, la sincronizzazione e il recupero dei file in caso di disastro, mediante un software o un componente hardware apposito. Tra i sistemi di organizzazione più usati per i volumi di questo tipo figurano il RAID 1, il RAID 2 e il RAID 5 (maggiori info qui).
  • Continuità del servizio: il server NAS deve essere continuamente alimentato, anche se la rete elettrica smette di funzionare, sia per garantire la continuità del servizio che evitare perdite di dati dovute a improvvise interruzioni di corrente. Per questo motivo, il computer è quasi sempre collegato a un gruppo di continuità o a una batteria tampone; laddove anche il sistema d’emergenza dovesse scaricarsi, il NAS è progettato per spegnersi in maniera sicura (al fine di preservare i dati) e riaccendersi in autonomia, non appena la rete elettrica ritorna disponibile.

Per comodità, esistono in commercio dei particolari computer denominati, per l’appunto, NAS, che mettono insieme le caratteristiche di cui sopra: si tratta di apparecchi generalmente quadrati o rettangolari, dotati di due o più bay (termine tecnico per identificare lo “slot” che ospita i dischi), e di sistema operativo progettato per la creazione semplificata di sistemi RAID e per la messa in rete degli stessi.

Tuttavia, se disponi di un computer relativamente recente munito di due o più dischi, puoi usarlo per creare un piccolo server NAS fai-da-te, previa installazione di un sistema operativo dedicato (o configurazione manuale di quello già esistente) e impostazione dei parametri per l’accesso alla rete locale.

Data la loro natura, i server NAS sono predisposti per l’accesso ai dati mediante il gestore file dei dispositivi client (ad es. Esplora File, Finder, Files di Google, File di Apple e così via); pertanto, per potersi collegare a questi ultimi, è necessario che il device d’accesso sia connesso alla medesima rete locale del NAS e dotato di file system con supporto al protocollo SMB/Samba.

Come funziona un server cloud

Come funziona un server

Complice la capillare diffusione di Internet, quello del cloud computing è diventato praticamente uno degli approcci più usati in ambito informatico. Sostanzialmente, un server cloud altro non è che una macchina già pronta per l’uso, messa a disposizione dell’utente finale per effettuare operazioni comuni di vario genere, quasi sempre dispendiose in termini di risorse o spazio e difficilmente ottenibili da una postazione singola.

Per farti qualche esempio, i server di cloud storaging (come iCloud, Google Drive, OneDrive e così via) sono predisposti per ospitare i dati degli utenti in maniera sicura; i server di cloud coding, invece, sono pensati per offrire agli utenti interi ambienti di programmazione e compilazione software, senza dover installare alcunché sui propri device; ancora, i server che abbracciano il mondo del cloud gaming (ad es. Xbox Game Pass o il servizio di streaming incluso in PS Plus Ultimate) consentono agli utenti di riprodurre giochi senza scaricarli sui propri dispositivi, sfruttando la potenza di calcolo del server stesso.

Data la complessità dei compiti a cui sono adibiti, i server cloud non lavorano quasi mai singolarmente ma in blocco, e sono legati tra loro secondo un approccio operativo parallelo e concorrente: di fatto, le macchine connesse sono in grado di sincronizzarsi e lavorare insieme per assolvere a un singolo compito nel minor tempo possibile, senza però ostruire in maniera reciproca le proprie operazioni.

L’astrazione alla base di quello che è un server cloud mi rende praticamente impossibile spiegarti come crearne uno: tutte le pagine del mio sito sarebbero insufficienti, se volessi spiegarti come agire nei vari casi. Tuttavia, qualora fossi interessato a saperne di più sul tema, ti invito a leggere con attenzione la mia guida su come funziona il cloud computing, nella quale ho avuto modo di trattare l’argomento in maniera dettagliata e approfondita.

Come funziona un server DNS

come funziona un server

Su Internet, così come sulle reti locali, ciascun dispositivo viene identificato mediante un indirizzo IP univoco, pubblico o privato; questo discorso è valido anche per i già citati server Web: in teoria, per raggiungere le pagine di proprio interesse, bisognerebbe memorizzarne i relativi indirizzi IP e digitarli, ogni volta, nella barra di navigazione del browser.

Per far fronte a una difficoltà di questo tipo, resa ancor maggiore data la presenza di indirizzi IP dinamici (cioè che cambiano nel tempo) e CDN (ossia risorse distribuite su più server), sono stati creati i server DNS. Di fatto, un server DNS, quest’ultimo acronimo di Domain Name System, consente di tradurre gli indirizzi IP dei siti in stringhe letterali facilmente memorizzabili (ad es. aranzulla.it), e viceversa.

Il compito di un server DNS è relativamente semplice: dopo aver ricevuto una richiesta, il server “cerca” la corrispondenza numerica all’indirizzo letterale indicato e la restituisce al client sotto forma di indirizzo IP numerico; data la gigantesca quantità di richieste ricevute ogni istante, il numero dei server DNS disponibili a oggi è elevatissimo.

Di fatto, ciascun fornitore di servizi Internet dispone di uno o più server DNS, ma esistono anche provider che offrono servizi di questo tipo, praticamente in maniera esclusiva; usare un server DNS anziché un altro può aumentare le prestazioni in fase di accesso al Web, oppure consentire l’accesso a siti Internet che, nel proprio Paese, sono sottoposti a blocco DNS e quindi inaccessibili.

La creazione di un server DNS casalingo è tanto difficoltosa quanto inutile; i meccanismi per interrogare i server DNS, invece, sono integrati “di serie” in tutti i sistemi operativi che supportano la connessione a Internet, e non richiedono la presenza di client dedicati. Ad ogni modo, per approfondire il discorso sulla configurazione dei server DNS su PC, smartphone e tablet, ti rimando alla lettura della guida tematica, disponibile sul mio sito.

Come funziona un server Proxy

Come funziona un server

Un server proxy, di fatto, è un server al quale ci si può collegare per richiedere l’accesso a pagine Web o ad altri contenuti disponibili in Rete, senza esporre il proprio indirizzo IP online; in altre parole, si tratta di un computer che fa da intermediario tra il client e Internet, progettato per effettuare richieste per conto del client stesso e inoltrare a quest’ultimo le risposte ottenute.

Per farti qualche esempio, i proxy Web HTTP/HTTPS agiscono per quanto concerne la sola navigazione Web, mentre i cosiddetti proxy SOCKS sono più versatili, e si possono usare anche con altri programmi. Ci sono poi i proxy trasparenti, che sono dei server configurati per monitorare l’attività dei client connessi, e limitare l’accesso a determinate risorse online.

Alla luce di quanto detto finora, non ha molto senso configurare un server proxy casalingo, a meno che non si voglia bloccare l’accesso a determinati siti (in realtà, esistono sistemi ben più semplici ed efficienti per farlo); per il resto, esistono diversi server proxy anche gratuiti e utilizzabili per vari scopi ma, a differenza delle VPN (che esamineremo tra pochissimo), sono abbastanza deludenti in termini di prestazioni e sicurezza.

Qualora fossi interessato ad approfondire il tema appena visto, ti invito a prendere visione della mia guida su come funzionano i server proxy, nella quale ho avuto modo di trattare l’argomento con dovizia di particolari.

Come funziona un server VPN

Come funziona un server

Acronimo di Virtual Private Network, la parola VPN — o Rete Privata Virtuale — identifica genericamente un insieme di tecniche e sistemi che permettono di agire su una rete locale attraverso dispositivi che fisicamente non ne fanno parte, con l’ausilio di Internet e di un meccanismo denominato tunneling. Un server VPN, di fatto, è un computer/router configurato per gestire connessioni di questo tipo, e per garantire ai client che vi si collegano l’accesso alle risorse locali.

Per quanto concerne gli scenari d’uso, due sono quelli più comuni: giacché un client collegato a un server VPN viene identificato su Internet con l’indirizzo IP del server stesso, si può usare un server VPN per cambiare il proprio indirizzo IP e proteggere i dati in transito da occhi indiscreti, in quanto il tunnel creato tra client e server “incapsula” le informazioni e le rende invisibili ad attori esterni, incluso il fornitore di servizi Internet.

La seconda finalità, invece, riguarda l’accesso remoto a risorse locali: sono molte le aziende che dispongono di uno o più server VPN, ai quali i propri dipendenti possono collegarsi anche quando non si trovano in sede, per ottenere accesso ai dati e ai dispositivi configurati sulla rete LAN aziendale.

Le porte d’ascolto caratteristiche di un server VPN variano, a seconda del protocollo con cui questo viene realizzato: 1194 (UDP) per OpenVPN, 51820 (UDP) per WireGuard, 1701 (UDP) per IPsec e 1723 (TCP) per PPTP (quest’ultimo protocollo ormai obsoleto e insicuro).

Per potersi collegare a un server VPN attraverso il tunnel, bisogna utilizzare un client compatibile con il protocollo del server stesso, unitamente a un file di configurazione contenente i dati per l’accesso sicuro.

Detto ciò, se sei interessato ad approfondire l’argomento, troverai sicuramente utile la mia guida sul funzionamento delle VPN, nella quale ho altresì avuto modo di segnalarti alcuni servizi di questo tipo, utili per proteggere i dati e mascherare il tuo indirizzo IP su Internet: alcuni esempi sono NordVPN (la mia recensione qui), Surfshark (la mia recensione qui), Express VPN e Privado VPN.

Laddove fossi invece interessato a realizzare un server VPN per collegarti alla tua rete casalinga o a quella della tua azienda, leggi il mio tutorial su come creare una VPN, nella quale ti ho fornito tutti i dettagli del caso.

Come funziona un server Web

come funziona un server

Passiamo ora ai server Web, o Webserver. Come il nome stesso lascia intendere, un server Web è un computer configurato per ospitare uno o più siti Internet, mettendoli a disposizione dell’utente.

Su di esso è configurato quasi almeno un software che funge, per l’appunto, da server Web (ad es. Apache), insieme ad altri applicativi che si occupano delle parti più “nascoste” del sito, come i gestori di database (ad es. MariaDB), gli interpreti PHP o gli applicativi Java Server (ad es. Tomcat), giusto per farti un paio di esempi.

Le applicazioni “client” preposte per la consultazione dei server Web sono, come puoi facilmente immaginare, i browser; la comunicazione avviene tramite il protocollo HTTPS (o HTTP, se i dati vengono scambiati senza cifratura), mentre le porte da sbloccare per l’accesso al server, almeno per impostazione predefinita, sono la numero 80 e la numero 443.

Per avere un esempio concreto di come funziona un server Web, ti invito a prendere visione della mia guida su come hostare un sito Internet sul proprio computer, nella quale ho avuto modo di spiegarti come trasformare qualsiasi PC/Mac in un Webserver usando un programma denominato XAMPP.

Come funziona un server FTP

come funziona un server

Il protocollo FTP, acronimo di File Transfer Protocol, è uno dei primi metodi di comunicazione utilizzato nella Grande Rete, pensato per agevolare il trasferimento di file tra computer remoti. Nonostante la sua veneranda età (parliamo dell’ormai lontano 1971,), FTP è ancora usato da alcune figure professionali, tra cui i Webmaster, per l’upload dei file su computer remoti.

Come puoi facilmente immaginare, un server FTP altro non è che un computer predisposto per accettare il caricamento e il download di file da parte degli utenti, in qualsiasi momento, tramite il protocollo omonimo. Per convenzione e configurazione standard, i server FTP ascoltano sulla porta 21.

Se stai pensando di creare un server FTP casalingo, puoi affidarti a un programma come FileZilla Server, disponibile gratuitamente per Windows, macOS e Linux; quest’ultimo consente di realizzare un server FTP sicuro in pochi minuti e di gestirne la configurazione mediante una comoda interfaccia grafica.

Per accedere a un server FTP, invece, puoi usare programmi come FileZilla Client o app come FTPManager: se necessiti di approfondimenti al riguardo, ti invito a prendere visione della mia guida ai programmi per FTP.

Altre categorie di server

come funziona un server

Come dici? Hai sentito parlare di categorie di server diverse da quelle elencate finora, e vorresti saperne di più? In questo caso, lascia che ti dia qualche indicazione rapida sul funzionamento di altri server comunemente impiegati.

  • Server DHCP: si tratta di un dispositivo, di un programma o di un componente di sistema in grado di assegnare un indirizzo IP privato a qualsiasi dispositivo collegato. Tutti i router e i sistemi operativi in grado di fungere da hotspot sono muniti di un server DHCP interno. Per maggiori informazioni, leggi la mia guida su come abilitare il DHCP.
  • Server di posta elettronica/mailserver: si tratta di server progettati per la gestione e lo smistamento della posta elettronica. Ne esistono di tre tipi: POP3, per la gestione della posta in arrivo senza sincronizzazione sul server (ormai in disuso); IMAP, per la gestione della posta in arrivo con sincronizzazione sul server; ed SMTP, per la gestione della posta in uscita. I server di questo tipo vanno configurati nei programmi e nelle app per la gestione delle email, e variano in base al provider di servizi.
  • Server di stampa/print server: si tratta di un dispositivo che permette di condividere una sola stampante tra più dispositivi della rete. Le funzioni di server di stampa sono integrate nelle stampanti stesse, in alcuni router muniti di porta USB od ottenibili configurando in maniera opportuna il sistema operativo del server al quale è connesso il dispositivo di stampa. Maggiori info qui.
  • Server NTP: i server di questo tipo fungono da riferimento per la sincronizzazione dell’orologio di sistema tramite Internet. Vengono consultati in maniera continuativa e trasparente da qualsiasi sistema operativo connesso.
Salvatore Aranzulla

Autore

Salvatore Aranzulla

Salvatore Aranzulla è il blogger e divulgatore informatico più letto in Italia. Noto per aver scoperto delle vulnerabilità nei siti di Google e Microsoft. Collabora con riviste di informatica e cura la rubrica tecnologica del quotidiano Il Messaggero. È il fondatore di Aranzulla.it, uno dei trenta siti più visitati d'Italia, nel quale risponde con semplicità a migliaia di dubbi di tipo informatico. Ha pubblicato per Mondadori e Mondadori Informatica.